Giornalai fedeli alla carta e con nessuna voglia di arrendersi
A Firenze undicesimo Congresso nazionale dello Snag. Il presidente Abbiati attacca editori e distributori, ma li invita a un tavolo di discussione comune per rianimare la filiera. "Vogliamo crescere prima che altre serrande siano abbassate"
Una relazione diretta, senza peli sulla lingua e con tanta carne al fuoco quella con la quale Armando Abbiati, presidente dello Snag, ha aperto ufficialmente a Firenze i lavori dell'undicesimo Congresso nazionale del Sindacato nazionale autonomo giornalai. Primo punto dolente quello dell'allarme chiusure, che ha interessato e sta interessando tante, troppe edicole in tutto il territorio nazionale. E che, ha sottolineato Abbiati, "non è solo effetto della crisi".
"Quando arriva il giorno in cui la serranda rimane abbassata – ha esordito il presidente dello Snag – è una piccola sconfitta di un grande diritto, quello all'informazione, e per una famiglia è la fine di un sogno. Un'edicola chiusa fa solo tristezza". Eppure "è un genere di prima necessità, è utile", anche se "l'industria della carta è alle corde a causa tecnologia".
Di fronte a tutto ciò "l'edicolante all'alba alza la serranda e inizia la lotta, con tanto fiato ed energia, pure se di lui nessun sembra prendersi cura". La rassegnazione, insomma, non c'è in casa Snag. Abbiati lo ha rivendicato con forza, sottolineando anzi: "vogliamo crescere perché siamo convinti di avere un futuro, abbiamo conoscenza e capacità di fare. E' un desiderio prepotente, che vogliamo esaudire prima che altre serrande siano abbassate. La nostra energia poggia su due punti: la conoscenza profonda del consumatore e l'essere una rete, più ampia fisica e generosa di quella virtuale, oltretutto accessibile senza password, perfetta per trasmettere una comunicazione mirata, su misura".
Questa processo di crescita, inevitabilmente, non può che passare per la collaborazione degli altri partner della filiera (non a caso il presidente dello Snag ha rimarcato: "vogliamo crescere insieme ai nostri partner, il nostro sogno è che la filiera dell'informazione si rimetta tutto in movimento"). Peccato che "ci sembra di capire che gli editori non si fidino più della nostra rete, ma possiamo anche fare a meno di loro. Oggi abbiamo a che fare – ha denunciato Abbiati – con editori ragazzini, manager in transito che non conoscono la cellulosa e non hanno urgenza continua di inventare, cercano solo i bonus. Ma attenti: il giornalaio deluso è un brutto indicatore, siamo un patrimonio che i veri editori hanno edificato per voi, un vantaggio unico di cui godete senza merito".
Ma il presidente dello Snag non le ha certo mandate a dire anche ai distributori, che "spesso hanno diritto di vita e di morte sulle edicole: nella filiere sane il venditore finale è incoraggiato e premiato, ma l'editoria è una filiera distorta. Ma decapitare le edicole non è un guadagno, è un lucro cessante". Mentre sul versante del rinnovo dell'accordo nazionale, "se i distributori rottamano l'accordo è una guerra ai nostri diritti: l'editoria non è la ferrovia, disdette unilaterali sono invalide". Abbiati ha quindi rivolto un appello ad editori e distributori ad aprire "subito, entro maggio" un tavolo per rianimare la filiera.
Da parte loro gli edicolanti "devono essere più agguerriti e imparare le arti della vendita, oltre ad essere più presenti ed incisivi verso i giovani che intraprendono il mestiere". Il presidente dello Snag ha concluso la sua relazione professando la fede della categoria "nella carta, quella da giornale e quella costituzionale, perché la carta è firmata e datata, dà informazione buona".
La risposta degli editori alle parole di Abbiati è arrivata immediatamente nell'ambito della tavola rotonda "Editoria: conoscere per crescere". Il direttore generale della Fieg, Fabrizio Carotti, ha dato il suo "ok alla proposta di un tavolo di discussione. Il futuro delle edicole è l'informatizzazione, dobbiamo discutere insieme come realizzarla". Più passionale l'intervento di Corrado Corradi, direttore generale del gruppo editoriale L'Espresso: "per noi le edicole sono importanti, sono un asset fondamentale del nostro business, non un fatto sentimentale. Il fondatore di Amazon ha comprato il Washington Post, figuratevi se possiamo pensare a una rottamazione delle edicole. I giornali devono cambiare ma anche la rete delle edicole, facciamo qualcosa per informatizzarla insieme".