Il buono pasto da importante mezzo di incremento del fatturato è progressivamente divenuto un incubo, sia sotto il profilo economico che quello della gestione.
La deriva è iniziata quando il settore pubblico ha erogato i servizi sostitutivi di mensa ai propri dipendenti facendo gare al ribasso i cui sconti, inevitabilmente, hanno contagiato anche la committenza privata.
Con le ultime gare di Consip (la centrale di acquisto della pubblica amministrazione) il meccanismo è degenerato poiché, a fronte di una commissione relativamente bassa (più è bassa la commissione e più è alto lo sconto e più punti si prendono per vincere la gara), alcuni emettitori si sono inventati i servizi integrativi da aggiungere oltre alla commissione per far quadrare i conti e rendere congrua la loro offerta.
Si tratta di prestazioni alle quali gli esercenti possono aderire volontariamente e che devono avere un collegamento con il servizio sostitutivo di mensa prestato. Nell’ultima gara queste riguardano la gestione automatizzata del ciclo passivo e strumenti di gestione delle comunicazioni degli esercenti.
Si allega l’intero intervento “Superato il punto di rottura”, di Marcello Fiore, Direttore Generale FIPE, da Mixer di marzo 2014.
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